Pubblicato nel Giornale di Vicenza del 23/03/2018
Un'economia in declino non può battere
la povertà.
Siamo un Paese con il maggior numero
di poveri, circa 17 milioni di persone.
Il salvataggio prodotto dalla grande mente
di Di Maio non di certo produrrà effetti
positivi capaci di arginare il fenomeno
della povertà.
E con il reddito di cittadinanza il grande capo
(Di Maio First) ci vuol convincere che la povertà
è abolita.
Anzi, afferma, che l'emergenza sociale o rischio
di povertà sarà affrontato con tutta tranquillità
anche in presenza di un'economia in decrescita.
E' un grande economista schumpetriano il Di Maio,
che confonde la crescita reale con l'aumento del debito
(2358 miliardi di euro attuali) che deve coprire a forza
il reddito di cittadinanza, fortemente voluto per recuperare
solo voti e vincere la partita.
Solo la produzione di beni reali fa lievitare il reddito
d'impresa, valvola di sfogo per migliorare il sistema.
E sottolineo, pure, che il premier ha una mente
talmente lean che tende a creare valore in questa
complessa ingegneria finanziaria, mal strutturata, però!
In breve, siamo di fronte a un paradosso.
Il governo italiano nasce proprio dalla necessità
a un disagio sociale, eppure sembra fare di tutto
per accentuarlo.
Qui si confonde l'assistenza sociale o la povertà
di reddito con politiche di sviluppo ovvero
un robusto programma di investimenti pubblici
e privati.
Ma, oggi, fa solo fede il "contratto" prodotto
da questo esecutivo nato in un limbo inesistente
ad inizio primavera nel marzo 2018.
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