Scende il Pil, pure, per Matteo Salvini!
In Senato si è ben scatenato, toccando
tutti i punti a sua difesa, anche quelli minimali.
Ha parlato per ben trenta minuti tirando
in campo i suoi due figli per rendere sempre
più commovente il suo dramma.
Accuse per il voto favorevole al processo,
accusa non fondata perché sarà il giudice
a decidere se c'è la condanna oppure no nei tre
gradi di giudizio.
Passerà acqua sotto i ponti del Tevere,
anche perché l'aspettano altri tribunali
dei ministri per cause analoghe alla Gregoretti.
Chi vivrà, vedrà! La sconfitta per Salvini
può arrivare ed è solo per Matteo Salvini.
la sua leadership è lungimirante. Ma più spesso
è la fortuna, in senso machivelliano a decidere
le sorti di un leader, o meglio l'incapacità di dominare
la "fortuna", adottando l'azione politica alla mutevolezza
delle circostanze: come è accaduto a qualche altra
personalità.
E la formidabile arma della paura, sempre lanciata
da Salvini, si rivela una risorsa scarsa e non rinnovabile
all'infinito perché in tempo di pace non si può produrre
artificialmente un perenne allarme.
E' una strategia che può funzionare ma è destinata
a esaurirsi.
In tal modo diventa instabile la solitudine del capo,
oppure il segno di un declino di Salvini.
Se si aggiunge l'inganno della folla, una vera risorsa
della mobilitazione della politica, e pure questa può
cadere in crisi dimenticando la gestualità e la verbosità
del mistero salviniano.
Addio selfie, reliquie, santini e devozione popolare.
Da qui le radici della pulsione salviniana
capace e convinta di produrre solo voti.
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